40 anni senza Alfred Hitchcock: nel 1980 ci lasciava il mago del brivido e uno dei più grandi registi di tutti i tempi

Anniversario della scomparsa del genio di Psycho, La Finestra sul Cortile, La Donna che visse due volte e tanti altri capolavori del cinema


Il 29 aprile 1980 ci salutava per sempre il "mago del brivido" Alfred Hitchcock lasciandoci in eredità decine di capolavori del cinema di tutti i tempi, fra i quali Rebecca, Psycho, La Donna che visse due volte, La Finestra sul cortile, Intrigo internazionale, L'Uomo che sapeva troppo, Gli Uccelli e così via.

"Hitch", come lo chiamavano a Hollywood nella quale era approdato nel 1940 dalla natia Inghilterra (dove aveva già dato prova del suo talento con una ventina di film), aveva girato l'ultimo lungometraggio nel 1976, quel Complotto di Famiglia che rappresenta il suo testamento, in quanto ricco di tutti gli stilemi della sua arte. Da qualche tempo, finalmente, il suo genio - scoperto e celebrato in primis dai cineasti francesi della Nouvelle Vague, fra cui François Truffaut - veniva riconosciuto in quanto tale, e i suoi film venivano analizzati, studiati, sviscerati come autentiche opere d'arte.

Il mondo di Alfred Hitchcock (fonte Google)

Come le opere d'arte ambigui e autoriflessivi - per usare i termini di Umberto Eco nel Trattato di Semiotica Generale - i film di Hitchcock, anche quelli minori, attingono a piene mani alle teorie freudiane e, dal punto di vista estetico e formale, alle correnti pittoriche dei primi del Novecento e al linguaggio del fumetto. Il regista, nato a Londra il 13 agosto 1899, aveva esordito all'epoca del Muto, e - approdato al Sonoro - aveva mantenuto l'approccio del "puro cinema", ovvero incentrato sulla forza delle immagini in movimento capaci di raccontare una storia, senza necessariamente l'ausilio dei dialoghi o della colonna sonora (anche se il suo compositore preferito Bernard Herrmann ne creò di memorabili come qualla di Psycho). Questo concetto traspare chiaro nella sua chiacchierata con François Truffaut, poi divenuta uno dei libri più belli di sempre, Il Cinema secondo Hitchcock, assieme a quello di "suspense", una prerogativa imprescindibile dei suoi film. Film che costruiva partendo da storyboard che egli disegnava di persona, e che poi trasformava in pellicole fotogramma per fotogramma, conciliando magistralmente spazi e tempi per ricavare la massima potenza narrativa e rappresentativa dall'immagine veicolata.

Non solo Truffaut, ma anche - per citarne solo alcuni - Brian De Palma, Johathan Demme, Tobe Hooper, Claude Chabrol, Robert Benton e il nostro Dario Argento hanno attinto a piene mani alle tecniche registiche e cinematografiche di Hitchcock, in un mirabile gioco di citazioni e di rimandi che sottolineano una volta di più il talento unico del genio inglese naturalizzato americano.

Snobbato dall'Academy (fu più volte candidato ma non vinse mai l'Oscar per la Miglior Regia), Alfred Hitchcock ci lascia un ricco patrimonio di storie inquietanti e al tempo stesso estremamente godibili, oltre che un campionario di grandi interpretazioni da parte dei migliori attori di sempre, Laurence Olivier, Joan Fontaine, Ingrid Bergman, Gregory Peck, James Mason, Ray Milland, James Stewart, Cary Grant, Grace Kelly, Anthony Perkins, Eva Marie Saint, Kim Novak e così via. Con le sue bionde fatali e gli everyman braccati dalla giustizia, con gli orrori che si celano nella quotidianità, con l'ironia che va a stemperare anche i delitti più atroci seppur raccontati con classe ed eleganza, con i suoi "cameo" a sorpresa, a 40 anni dalla sua scomparsa, nel linguaggio del cinema, della televisione, dell'arte, della pubblicità e di tutto ciò che è "narrazione per immagini", ci rendiamo conto che "Hitch" è più vivo e attuale che mai

Pubblicato il 26 aprile 2020 su www.notizienazionali.it