Massimo D'Alema

Ascesa e caduta di Massimo D'Alema grillino ad honorem


Che Massimo D’Alema non avesse gradito la propria rottamazione per mano di Matteo Renzi era palese, ma, in questi anni, nulla ha potuto spegnere le fiamme dell’acredine dell’ex ministro degli Esteri, che non perde mai occasione per togliersi dalle scarpe “sassolini” di qualche tonnellata contro l'ex Segretario del Pd. Ultima boutade in ordine cronologico: in un colloquio con Stefano Cappellini su Repubblica, D'Alema tuona: "Non si manda via l'uomo più popolare del Paese (Giuseppe Conte, ndr) per fare un favore all'uomo più impopolare (Matteo Renzi, ndr)". Una frase esilarante pronunciata da chi manovrò in tutti i modi per far cadere lo stesso Renzi, quando era lui l'uomo più popolare. Così come aveva fatto qualche anno prima con Romano Prodi, quando il più popolare d'Italia era quest'ultimo.

Ma la difesa a spada tratta di Conte ci conferma una nostra ipotesi formulata anni fa: eravamo stati i primi a sottolineare come, fin da tempi lontani, D'Alema si fosse via via avvicinato alle posizioni del M5S favorendolo neanche troppo velatamente quando il Movimento era avversario del Pd. E oggi è evidente che, complice anche l'intesa giallo-rossa, la metamorfosi si è infine completata. Ora è definitivamente più grillino del grillino più sfegatato.

Glorie del passato

E dire che c’era un tempo in cui egli era ritenuto una sorta di machiavellico stratega dall’intelligenza sopraffina, una sorta di redivivo Richelieu baffuto come De Gaulle, brizzolato come Kissinger e snello come Giscard d'Estaing, insomma la quintessenza dell’aspirante statista. Dopo aver contribuito a ridimensionare esponenzialmente i consensi dell’allora idolo delle folle Antonio Di Pietro, tentandolo con le sirene di un seggio al Mugello e poi con un ministero, una volta deciso di approdare a Palazzo Chigi quale premier alla caduta del governo Prodi, D’Alema decise di affidarsi a un restauro totale della propria immagine mettendosi nelle mani sapienti di Fabrizio Rondolino e Claudio Velardi che tentarono l’impossibile: renderlo simpatico agli italiani.

Inesorabile declino

Fra risotti preparati da Bruno Vespa (già preceduti dalla famigerata crostata a casa Letta), foto al timone della sua barca Ikarus II nel tentativo non riuscito di emulare Gianni Agnelli, gare di agility con il cane Lulù e acquisti attribuitigli di scarpe dal costo pari allo stipendio di un operaio, D’Alema si liberò forse della polverosa patina vetero-comunista ma riuscì al tempo stesso a inimicarsi gran parte degli elettori di sinistra (che non avevano mai mandato giù il suo presunto complotto per abbattere Prodi).

Il fallimento del progetto della “Cosa” con Marco Minniti, quello della tanto sbandierata Bicamerale, e soprattutto il rimpasto di governo aggrappandosi ai voti di Clemente Mastella e Francesco Cossiga per sopravvivere con un criticatissimo ed effimero “D’Alema bis”, stroncarono per sempre le sue velleità di Primo Ministro, avviando una inesorabile parabola discendente, seppur intervallata da un breve, apprezzato intervallo come Ministro degli Esteri nel secondo Governo Prodi. Un sassolino di trionfo in un mare di catastrofi.

Massimo D'Alema: da cripto-berlusconiano a grillino ad honorem

Oggi, sempre simpatico come una cartella esattoriale di Equitalia – Alba Parietti all’epoca compagna del filosofo Bonaga gli attribuì sagacemente un aspetto da "pignoratore di appartamenti” – l’ex segretario del Pds si spinge finanche a difendere a spada tratta il popolare Conte dalle cattiverie dell'impopolare Renzi.

E d'impopolarità parla proprio D'Alema, l'impopolare per eccellenza, colui che ha affossato tutti i governi di Centrosinistra facendo sempre il gioco degli avversari, con l’appoggio velato a Berlusconi allora e al M5S da anni, continuando l'opera adesso che sono finalmente suoi alleati ufficiali. Da cripto-berlusconiano a grillino ad honorem: tragica caduta nonché ultimo chiodo sulla bara dell’autorevolezza di quello che, ormai molto tempo fa, era ritenuto il politico più intelligente del panorama italiano.


Marco Zonetti per www.vigilanzatv.it (6 gennaio 2021)