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Come la distruzione delle statue (e del passato) ricorda l'iconoclastia dei Talebani in Afghanistan


La scriteriata determinazione a rimuovere con la forza la Storia non risparmia neanche Indro Montanelli. Che avrebbe una lezione per i novelli iconoclasti


Non si placano negli Stati Uniti le proteste per l'assassinio di George Floyd, e l'escalation di violenza ha finito per sfociare nella distruzione di statue di Cristoforo Colombo e di eroi confederati, mentre nel Regno Unito è stata abbattuta quella di Edward Colston filantropo ma anche mercante di schiavi. Lo stesso Winston Churchill non è stato risparmiato dall'ira dei nuovi iconoclasti. A questo punto perché non distruggere la casa Bianca visto che fu costruita da schiavi, o per restare in Italia, a quando una petizione per far saltare in aria il Colosseo, in quanto arena dov'erano costretti a combattere gli schiavi e i prigionieri di guerra?

Una furia distruttiva, una pazzia revisionista che ricorda da vicino quella che possedette i Talebani il 12 marzo 2001, quando distrussero i Buddha di Bamiyan.

Uno dei Buddha di Bamiyan prima e dopo la distruzione

Le due statue giudicate Patrimonio Mondiale dell'Umanità dall'Unesco erano senz'altro ben più preziose di quelle distrutte in questi giorni, ma la scriteriata determinazione a rimuovere con la violenza un passato divenuto improvvisamente scomodo, con l'improvvida damnatio memoriae che vorrebbe cancellare come un colpo di spugna la Storia di un popolo, resta la stessa. E, nel raptus devastatorio, negli Usa ne fanno tragicomicamente le spese anche il monumento al 54° Massachussets (il primo reggimento nordista afroamericano raccontato dal film Glory) e la statua dell'abolizionista Matthias Baldwin.

Un'isteria collettiva approdata anche in Italia, con la richiesta dei Sentinelli di Milano di rimuovere dalla città meneghina la statua di Indro Montanelli, giudicato un "razzista" che rivendicò "il matrimonio con una bambina eritrea di dodici anni comprata perché gli facesse da schiava sessuale".

Per citare una delle ultime interviste del grande giornalista, "Un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente", e se quel passato oltre a ignorarlo lo si vuole anche distruggere e cancellare con la violenza e la distruzione, il presente - e il futuro - non possono che farsi sempre più foschi.

Pubblicato l'11 giugno 2020 su www.notizienazionali.it