Il verdetto (The Children Act, drammatico, GB, 2018) regia di Richard Eyre. Con Emma Thompson, Stanley Tucci, Fionn Whitehead, Ben Chaplin, Anthony Calf, Jason Watkins, Eileen Walsh, Rupert Vansittart, Rosie Boore, Nilli Amuka-Bird, Nicholas Jones, Honey Holmes
Mentre il suo matrimonio con Jack (Tucci) pare da tempo giunto all’epilogo, Fiona Maye (Thompson), giudice in diritto di famiglia per l’Alta Corte britannica, si trova a valutare il caso di Adam Henry (Whitehead), un minorenne affetto da leucemia che, testimone di Geova, rifiuta per motivi religiosi la trasfusione di sangue necessaria per salvarsi da morte certa. Così, ascoltate le ragioni dei genitori e del personale sanitario, Fiona decide di far visita al ragazzo infrangendo l'ortodossia professionale, per accertarsi dell’effettiva consapevolezza della gravità della situazione da parte del paziente.
L’incontro cambierà la vita di entrambi e darà luogo a una sentenza che autorizzerà la trasfusione. Henry sopravvivrà, e dopo qualche tempo non resisterà al desiderio di rivedere Fiona che seguirà fino a un convegno medico per confessarle il suo amore, avendo interpretato la "sua" sentenza come un atto d'amore nei suoi confronti: l'unico che avesse mai ricevuto, a restituirgli la vita. Ma come l'amore è capace di dar vita, la sua negazione può annebbiarne la percezione del reale valore.
“Tratto dal romanzo La ballata di Adam Henry di Ian McEwan, che firma anche la sceneggiatura senza rimanere troppo fedele al suo libro, il film può contare sull’efficace semplicità della regia di Eyre, che si mette al servizio della storia e si rivela essenziale per esaltare la recitazione degli attori, prima fra tutte quella di Emma Thompson, alle prese con una delle più convincenti prove della sua carriera.
Senza bisogno di far ricorso alle parole, l’attrice sa trasmettere per forza di interpretazione l’idea di una donna «prigioniera» di se stessa, gravata dalle proprie convinzioni, bloccata da un’austerità e da un ruolo dal quale non si allontana mai … ma costretta da una profonda crisi personale e professionale a metter in discussione tutte le certezze dietro le quali cercava di proteggersi. E partendo da una importante questione morale sollevata dalle parole del giudice, «la vita di una persona è più preziosa della sua dignità», il film si interroga con molta passione ed efficacia sul conflitto tra convinzioni religiose e buon senso, libertà personale e legge” (Mereghetti). E sul potere dell'amore.
Non esiste un modo giusto per tradurre un romanzo in immagini. Quello scelto è senza dubbio il più sicuro: trattamento fedele, messa in scena piana, interpreti di prim’ordine. Il classico cinema definito per l’appunto «letterario». La tipica eleganza del cinema inglese è usata come una forma d’espressione; un modo per aggirare la difficoltà di rendere la profondità della parola. Non c’è salvezza, né tantomeno condanna. C’è la vita, piena di rimpianti e d’amore, e c’è il cinema che la osserva a distanza per una volta senza svilirla (FilmTv).
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