The Iron Lady (biografico, GB/FRA, 2011) regia di Phyllida Lloyd. Con Meryl Streep, Jim Broadbent, Olivia Colman, Roger Allam, Susan Brown, Nick Dunning, Nicholas Farrell, Iain Glen, Richard E. Grant, Anthony Head
Meryl Streep è Margaret Thatcher
In un lungo flashback che ne ripercorre vita pubblica e privata, un'ultraottantenne Margaret Thatcher (Streep) affetta da una crescente demenza senile, parla con il marito Denis (Broadbent) - nonostante sia morto da anni - al cospetto del suo guardaroba ancora appeso negli armadi. Facendo inevitabilmente i conti con i ricordi di una vita, la perdita del suo immenso potere e l'inesorabilità del trascorrere del tempo, in un mescolarsi di presente e passato funzionale al racconto. L’ex Primo Ministro britannico, prima donna a ricoprire l’incarico per ben tre mandati dopo aver vinto i pregiudizi sessisti del suo partito, nota per la sua politica ultraconservatrice e per le scelte controverse in politica interna e internazionale al punto da diventare il politico più odiato di tutti i tempi (nel mirino degli indipendentisti irlandesi), rivive in un film che ne è quasi agiografia. E che ne sottolinea tanto l’ambizione quanto le indubbie doti politiche.
Jim Broadbent è Denis Thatcher
Tris di donne per il bio-pic su Margaret Thatcher: la sceneggiatrice Abi Morgan (Shame), la regista Phyllida Lloyd (Mamma mia!) e - vera ragione per vedere il film - la protagonista Meryl Streep (con la “storica” voce italiana di Maria Pia Di Meo) giustamente premiata con l'Oscar. All'inizio la si vede da signora ottantaseienne malvestita che, sfuggita alla sorveglianza, cammina un po' curva in un supermarket. E dal costo del latte "cade" nei ricordi, come in un'epifania joyciana, per render noto poco dopo allo spettatore che Margaret Thatcher – nata Roberts nel 1925, figlia di un droghiere, che a capo del Partito Conservatore governò odiatissima dal 1979 al 1990 – è ormai preda dell'Alzheimer.
Da giovane la interpreta Alexandra Roach, "bruttina e slavata", ma capace di esprimere in nuce quel destino che andrà via via delineandosi: diventare nel 1975 la prima donna segretario del Partito Conservatore - poi ministro dell'istruzione - e infine la prima donna a capo del governo del Regno Unito per tre mandati. Sposa nel frattempo di un giovane imprenditore e madre di due gemelli. È qui che entra in scena una luminosa, energica Streep: e la Thatcher diventa elegante, impara a parlare in pubblico, combattere i sindacati, perseguire una rigida politica di liberismo interno (grazie a privatizzazioni e riduzione del welfare state) e a una politica estera improntata a antieuropeismo, ortodossia atlantica, interventismo militare (in particolare nelle Falkland), alla base della sua longevità politica (Il Morandini).
Nel film “le idee di fondo sono due: da un lato, l'adozione di una focalizzazione interna, vale a dire del punto di vista della protagonista, in modo da sospendere (o quasi) ogni giudizio esterno sul suo operato politico; dall'altro l'idea di raccontare la Thatcher anziana, preda di una malattia progressiva e allucinogena che le fa mescolare il presente ai ricordi del passato, kronos e kairos, e in questo modo la costringe a ripercorrere una vita e a fare un bilancio (solo) in parte doloroso di se stessa” (Marianna Cappi per Mymovies).
La regista Phyllida Lloyd sul set
Su sceneggiatura di Abi Morgan, un film volutamente agiografico e sostanzialmente ambiguo: che la Thatcher si sia fatta da sé, abbia subito ogni sorta di discriminazioni, e sia stata poi colpita da una malattia, sembra un "alibi" per non affrontare un’analisi approfondita dei danni recati da una politica ultra-liberista e molto aggressiva. “L’operazione fa comunque riflettere sul ruolo del cinema contemporaneo, che sempre più spesso racconta la storia recente con gli strumenti dello spettacolo e non della ricerca e diventa memoria di un mondo in preda all’oblio. La Streep, premiata con il suo terzo Oscar, è di una bravura inarrivabile” (Mereghetti), unanimemente riconosciuta durante la cerimonia di premiazione. Per un personaggio che, per alcuni tratti, Meryl Streep rivivrà nei panni di Katharine Graham, prima editrice del Washington Post.
Il trailer del film