The Post. La guerra fredda tra Stampa e Potere

The Post (thriller, USA, 2017) regia di Steven Spielberg. Con Meryl Streep, Tom Hanks, Sarah Paulson, Bob Odenkirk, Tracy Letts, Bradley Whitford, Bruce Greenwood, Matthew Rhys, Alison Brie, Carrie Coon, Jesse Plemons

Film Tv 9 novembre

Matthew Rhys è Daniel Ellsberg

Indispettito dal profondo divario tra i resoconti di guerra dal Vietnam e il reiterarsi di trionfali dichiarazioni ufficiali, Daniel Ellsberg (Rhys), economista e uomo del Pentagono, fotocopia nel 1971 buona parte dei Pentagon Papers: 7000 pagine secretate che dettagliano l'implicazione militare e politica dell’amministrazione americana nel conflitto. Un'implicazione ostinata, gravemente lesiva degli interessi dello Stato, aggravata dalla retorica ufficiale di ben quattro Presidenti. È il New York Times il primo quotidiano a svelare l'affaire, poi impedito a proseguire la pubblicazione da un'ingiunzione della Corte Suprema, in un paese in cui la Stampa è stata da sempre (o quasi) nervo scoperto del Potere, e come tale garanzia del suo equilibrio. Il Washington Post, entrato in possesso dei documenti, ne rilancia la sfida grazie al coraggio del suo editore, Katharine Graham (Streep), e direttore Ben Bradlee (Hanks). Prima donna al timone di un prestigioso giornale, Katharine decide così di pubblicare il monumentale scandalo di stato con buona pace degli investitori (il giornale era allora in fase di ristrutturazione finanziaria) e a rischio della sua azienda, della prigione e della carriera dei suoi redattori.

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Fedeli al primo emendamento della Costituzione e nel rispetto dell'intelligenza dei propri lettori, i giornalisti del Washington Post rivelano dunque le manovre e le menzogne della classe politica, assestando il primo duro colpo all'amministrazione Nixon, «un presidente degli Stati Uniti che dipinge i giornalisti come bugiardi, minaccia la libertà di stampa, limita l'accesso dei media all'informazione, punteggia significativamente la sua carriera politica e personale di fallimenti d'immagine. No, Donald Trump non ha inventato niente, prima di lui c'è stato Richard Nixon.

Girato d'urgenza per non perdere niente della sua risonanza, The Post non racconta un'epoca passata ma una storia che si ripete. Per realizzarlo Steven Spielberg ha interrotto un progetto in corso (The Kidnapping of Edgardo Mortara) e ha lavorato nelle medesime condizioni dei suoi protagonisti. L'energia è quella di un reportage di guerra ma la regia agisce negli 'interni' delle redazioni o di lussuose dimore, creando opposizioni, spazi chiusi, linee di fuga. Film indifferibile, traboccante di impeto e fervore, The Post è prossimo a Lincoln. Lo è nel fondo e nei meccanismi, lo è nello slittamento dalla potenza delle immagini a quella della parola, lo è nell'interessamento alla procedura, ai caratteri umani pieni di intelligenza strategica, alla forza dei sentimenti, all'eroismo del cuore, alla comunione di un gruppo di persone, sovente in un ufficio, qualche volta su campo a operare in maniera 'illegale' nonostante l'istituzione che incarnano.

Se nel 1865 era necessario acquisire abbastanza voti per far passare il Tredicesimo Emendamento, nel 1971 è indispensabile mettere le mani sui fascicoli confidenziali della Difesa per denunciarli sulle pagine del giornale. Allo stesso modo per Spielberg è importante realizzare il suo film 'prontamente' per 'trattare' la perdita di controllo di un altro capo di stato e la condizione della donna. E il film aderisce all'impellenza del suo intrigo manifestando la sua urgenza (anche) nella forma e ribadendo in filigrana uno dei grandi temi della sua filmografia: la comunicazione. Quella che nasce dall'incontro tra un bambino e un alieno, tra un israeliano e un palestinese, quella che passa per lo storytelling o gli aneddoti di Lincoln» (Marzia Gandolfi per MyMovies).

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Meryl Streep è Katharine Graham, editrice del Washington Post

«Una storia che ne racconta due: quella di una stampa che vuole essere libera di fare il proprio mestiere senza preoccuparsi del Potere e quella di una donna che cerca la propria voce in un mondo tutto di maschi. E se l’inchiesta giornalistica è appassionante anche per come si lavorava nel 1971 (le macchine da scrivere, i telefoni a gettone, le linotype, i trucchi del mestiere), il vero nodo del film è il percorso dell’editrice che deve affrontare non solo l’ira di Nixon, ma anche le opache e abituali frequentazioni con presidenti e senatori. La sceneggiatura dell’esordiente Liz Hannah, poi rivista da Josh Singer, ricostruisce tutta una serie di incontri nella casa della Graham o nella redazione del giornale che Spielberg anima magistralmente con una macchina da presa mobilissima al cui centro c’è la trasformazione di una donna titubante e afasica in una sempre più determinata e decisa. Schiacciandola prima con riprese dall’alto e poi facendola risorgere vincitrice con riprese dal basso, attribuendole quell’importanza che i maschi non sono disposti a riconoscerle, ma che invece faranno le altre donne» (Mereghetti).

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Tom Hanks è Ben Bradlee, direttore del Washington Post

«Costruito come un thriller giornalistico, The Post non solo prosegue l’accorata analisi della Storia e dei fondamenti e tradimenti dello spirito della democrazia americana intrapresa da Spielberg con Lincoln e Il ponte delle spie, non solo affronta un tema di bruciante attualità, ma apre anche un’insolita finestra “femminile” nel lavoro dell’autore. Graham è la vera eroina della storia» (FilmTv).

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«Oggi che la libertà di stampa è sotto attacco, che i giornali ogni giorno assistono allo spettacolo di veder etichettate come "fake news" tutto quello che non piace al Presidente [...] la stampa americana ha amato The Post non solo per il contenuto politico del film, ma per la forza del personaggio dell'editrice ritratta così bene da Meryl Streep: una donna che seppure al vertice non aveva ancora trovato la sua voce in quel mondo governato da uomini e l'ha fatto in un momento cruciale mettendo tutti al loro posto» (Steven Spielberg su La Repubblica in occasione della promozione internazionale del film).

Ennesima candidatura all'Oscar per Meryl Streep (l'attrice vivente più premiata, con 373 candidature di cui 21 all'Oscar, e 3 statuette su un totale di ben 174 premi vinti); ennesimo Oscar “negato” a Spielberg.

Il trailer


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Steven Spielberg sul set

Antonio Facchin
Pubblicato il 9 novembre 2021 su VigilanzaTv